Sito multilingua: hreflang, struttura e plugin

sito multilingua: best practice e plugin utili

Disporre di un sito multilingua non è solo importante ma, in alcuni settori, essenziale. Basti pensare, per esempio, al comparto turistico, in cui i potenziali clienti target potrebbero provenire da diverse parti del mondo (e in questo caso diventa fondamentale anche un’ottima gestione di SEO Internazionale).

Vediamo in questo articolo come creare un sito multilingua, ragionando sulle alternative nella struttura degli URL e sulla realizzazione pratica in WordPress, attraverso plugin che possano semplificare il lavoro.

Indice

Cos’è un sito multilingua

La definizione di un sito multilingua potrebbe sembrare ovvia, ma occorre fare una distinzione importante (come sottolineato anche nell’ottima guida Google):

  • sito multilingua: un sito web dove i contenuti sono tradotti in diverse lingue;
  • sito multiregionale: un sito web con un’impostazione e una strategia di marketing rivolte a utenti di diversi Paesi (che magari possono parlare la stessa lingua).

Facciamo alcuni esempi per capire meglio: un sito di un’azienda in Svizzera potrebbe essere sviluppato offrendo versioni sia in tedesco sia in francese sia in italiano. Siamo di fronte, in questo caso, a un sito multilingua. Anche il nostro sito avantgrade.com fa parte di questa categoria: lo puoi infatti consultare in italiano, inglese e tedesco fruendo degli stessi contenuti nelle tre lingue.

Al contrario, un sito web potrebbe essere realizzato con contenuti in inglese, ma versioni diverse per Stati Uniti e Regno Unito. Esistono poi molti siti web che sono sia multilingua sia multiregionali. Un esempio? Il sito di McDonalds, che cambia radicalmente in base al Paese da cui viene visitato: cambiano immagini, voci nel menù, prodotti, servizi e call to action. Nell’immagine, quattro homepage differenti:

esempio sito multilingua: mcDonald's

Creare un sito multilingua: cosa fare e cosa non fare

La realizzazione di un sito multilingua presuppone alcune accortezze, sia lato tecnico sia sul versante del marketing. Vediamole insieme:

Sito multilingua: errori da non fare

  • traduttori automatici: tradurre in modo automatico le pagine di un sito web è un approccio che lascia parecchio a desiderare, sotto tutti i punti di vista. È sconsigliato in modo assoluto (a meno che non si tratti di progetti test o di siti che non abbiano obiettivi di marketing o di posizionamento SEO);
  • traduzioni nella stessa pagina: offrire il contenuto tradotto in più lingue, ma nella stessa pagina/stesso URL è un approccio da non perseguire. Finirebbe solo per creare confusione, sia agli utenti sia ai bot dei motori di ricerca;
  • reindirizzamento automatico: è fondamentale evitare i reindirizzamenti automatici basati sulla lingua dell’utente. Potrebbero, infatti, avere conseguenze negative lato SEO: ci sono ottime probabilità che il bot non riuscirà a sottoporre a scansione tutte le pagine del sito;

Sito multilingua: best practice

  • URL diversi: ospitare i contenuti in lingua diversa su pagine/URL differenti risulta essere un approccio virtuoso, sia dal punto di vista del motore di ricerca sia lato marketing e user experience;
  • link/bandierine: rendere agevole all’utente l’individuazione delle differenti versioni linguistiche è un aspetto molto importante (attraverso, in genere, i link con le bandierine presenti nel menu);
  • traduzioni: tradurre un testo non significa solo renderlo comprensibile agli utenti madrelingua, ma abbraccia anche considerazioni legate alla cultura di un Paese e, più specificamente, alle strategie di marketing che, per forza di cose, passano per le parole e la persuasione. Investire in traduzioni professionali affidate a traduttori con esperienza è senza ombra di dubbio un approccio lungimirante.
Mappamondo con bandiere

Struttura degli URL: domini, sottodomini o cartelle

Vediamo ora le alternative nella struttura del sito multilingua, facendo subito presente che non esiste un approccio che sia inequivocabilmente migliore o peggiore.

Un primo consiglio, se si opterà per sottodomini o cartelle, è quello di partire con una estensione di dominio generica: il classico .com per esempio, ma anche il più moderno .eu è considerato generico.

Quando si ragiona su siti multilingua, a livello di struttura, gli approcci sono sostanzialmente tre:

  1. domini diversi: example.com per l’inglese, example.it per l’italiano, example.de per il tedesco ecc;
  2. sottodomini: it.example.com per l’italiano, de.example.com per il tedesco, es.example.com per lo spagnolo ecc;
  3. cartelle: example.com/it/ per l’italiano, example.com/de/ per il tedesco, example.com/es/ per lo spagnolo ecc.

Vediamo, adesso, i vantaggi e gli svantaggi dei tre approcci:

1. Domini diversi (example.com, example.it…) Soluzione spesso adottata da realtà più grandi e strutturate. Ha il vantaggio di offrire una separazione netta delle versioni, oltre che un targeting geografico molto evidente. In genere, però, si tratta di un’implementazione più costosa e complessa nella gestione;

2. Sottodomini (it.example.com, de.example.com…) Questa soluzione ha tra i vantaggi quello di consentire diverse posizioni del server ospite, oltre all’impostazione del targeting geografico all’interno di Search Console. Tra gli svantaggi, Google segnala la confusione che si potrebbe generare negli utenti sul targeting geografico;

3. Cartelle (example.com/it, example.com/de…)La soluzione delle sottodirectory ha il vantaggio di essere relativamente semplice da configurare e da gestire nella manutenzione (in fondo, si trova tutto nello stesso hosting). Tra gli svantaggi, c’è un’unica posizione del server, oltre alla separazione delle versioni meno netta, che può dar luogo anche a errori e sovrapposizioni non volute.

La scelta delle cartelle è molto diffusa, soprattutto nell’ambito delle realtà medio-piccole e per i siti web sviluppati su CMS come WordPress.

Si tratta di un approccio ottimo, purché venga eseguito in modo attento e professionale, sia lato UX sia lato marketing. Inoltre, diventa essenziale, dal punto di vista SEO, guidare Google verso una corretta interpretazione del targeting geografico e linguistico dei siti multilingua e multiregionali.

A supporto di quanto appena detto, ci vengono in aiuto Search Console e il tag hreflang: quest’ultimo comunica a Google a chi è rivolta una determinata pagina, in base alla lingua, ma anche alla provenienza geografica. Approfondiamo.

Il tag hreflang: cos’è e come funziona

Il tag hreflang per i siti multilingua è una delle più importanti impostazioni SEO da implementare in questi casi. Esso serve a far capire a Google che una determinata pagina è destinata a un pubblico che parla una specifica lingua e si trova (probabilmente) in una specifica regione. Il tag HTML hreflang ha la seguente sintassi:

<link rel=”alternate” hreflang=”lang_code” href=”url_of_page” />

Si tratta di un aspetto di ottimizzazione SEO tecnica medio-avanzato. Facciamo comunque un esempio per comprendere come funzioni il tag HTML hreflang.

Un sito dispone di tre pagine nelle seguenti versioni:

  • https://it.example.com/page.html (pagina in italiano);
  • https://de.example.com/page.html (pagina in tedesco);
  • https://example.com (URL predefinito che non ha come target una lingua o un’area geografica specifica).

All’interno della sezione <head> del codice di ognuna delle pagine sopra andranno inseriti i seguenti tag hreflang:

<link rel=”alternate” hreflang=”it” href=”https://it.example.com/page.html” />

<link rel=”alternate” hreflang=”de” href=”https://de.example.com/page.html” />

<link rel=”alternate” hreflang=”x-default” href=”https://example.com/” />

In questo modo, comunichiamo a Google che la versione in italiano si trova a uno specifico URL, quella tedesca a un altro e quella generica sotto la voce “x-default”.

Il tag hreflang permette inoltre di apportare vantaggi in termini di user experience: gli utenti apprezzeranno di più pagine visualizzate nella lingua corretta!

Plugin WordPress per siti multilingua

Esistono diverse soluzioni di plugin su WordPress per impostare un sito multilingua. Ne segnaliamo in particolare due: Polylang (considerato da molti un eccellente plugin gratuito) e WPML (il più apprezzato in generale e disponibile solo in versione a pagamento).

WPML (acronimo di WordPress Multi Lingual) è il plugin, a detta di molti, migliore per un lavoro professionale di traduzione e impostazione di un sito multilingua.

Consente di impostare le differenti versioni linguistiche attraverso il sistema delle cartelle (sottodirectory). Il plugin è potente, ma anche semplice da utilizzare. Tra gli altri vantaggi abbiamo:

  • un’elevata compatibilità con i temi WordPress (almeno quelli più diffusi);
  • una compatibilità con altri plugin (per esempio WooCommerce per gli shop online che necessitino anche di uno sviluppo multilingua);
  • la possibilità di tradurre un ampio spettro di sezioni;
  • la presenza di estensioni e add-on che ne ampliano le potenzialità;
  • un servizio di traduzione professionale, che può sempre tornare utile;
  • un ottimo servizio di assistenza tecnica, essenziale per i webmaster non sviluppatori.

Per approfondire, è utile consultare: I migliori plugin SEO per WordPress.

Plugin per WordPress

Conclusioni

Anche se esistono plugin e soluzioni per creare in modo efficace un sito multilingua, si tratta sempre di un’attività complessa che richiede il supporto di un’Agenzia SEO: bisogna fare in modo che gli aspetti di user experience, quelli SEO e quelli specificatamente di marketing, lavorino all’unisono per il successo del progetto.

Se ti serve aiuto per impostare e implementare un sito multilingua e la tua strategia di SEO internazionale, contattaci per pianificare insieme il miglior approccio per il tuo business.

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