
Medium è una piattaforma di blogging – o meglio, di storytelling – molto apprezzata da aziende e professionisti, che spesso si appoggiano alla sua semplicità per comunicare in modo semplice ed efficace.
Anche a livello SEO sembra che Medium funzioni piuttosto bene, nonostante non fornisca tutti gli strumenti di controllo e ottimizzazione di un CMS dedicato (come WordPress ad esempio).
Su Medium, come detto, troviamo parecchi brand importanti (come Airbnb o Google, ad esempio), che scelgono la piattaforma per pubblicare contenuti di altissimo valore comunicativo e culturale.
Quindi conviene ancora avere un sito di proprietà, con un blog su cui pubblicare articoli utili per il proprio business o personal branding?
La risposta non può essere un sicuro “sì” o un “no”, perchè i casi d’uso sono diversi e vanno affrontati uno per uno.
Prima però un po’ di storia.
Cos’è Medium?
Medium è una piattaforma di blogging/di pubblicazione di articoli gratuita in cui il contenuto è messo al primissimo posto: è ciò che viene scritto ad essere protagonista, non solo a livello testuale ma anche a livello di impaginazione, esperienza utente e usabilità.
Il servizio è stato fondato nel 2012 da Evan Williams, ovvero il co-fondatore di Twitter e Blogger, per andare oltre il limite dei cinguettii (140 caratteri all’epoca, ora 280).
Il suo pubblico è composto da giornalisti, scrittori, blogger, professionisti accomunati da un unico desiderio: leggere e scrivere contenuto di qualità.
Come detto, il servizio è gratuito, ma esiste un programma premium che dà accesso a contenuti dedicati, funzionalità aggiuntive e anche articoli audio, al costo di 5 dollari al mese o 50 l’anno.
Gli autori che sono parte del Partner Program ricevono un compenso per i loro contenuti, derivante proprio dal prezzo per la membership descritta in precedenza.
A livello di utenti attivi, non ci sono statistiche ufficiali ma in rete si parla di 85-100 milioni di lettori mensili, a fronte di un numero di membri paganti che si aggira fra i 200mila e i 400mila.
Insomma, numeri di tutto rispetto.
A livello di servizio, si tratta di una piattaforma di tipo “WYSIWYG” (What You See is What you Get, ovvero mentre si scrive si ha davanti agli occhi il risultato finale che verrà pubblicato) con un sistema di editor di testo semplice e immediato. Medium supporta i più classici contenuti multimediali e ha integrato un sistema interno di reazioni/commenti/condivisione su ogni contenuto.

Semplice no? Sì, decisamente sì. Ed è questo il punto di forza della piattaforma.
Medium: pro e contro
Analizziamo dunque alcuni punti chiave di Medium, per aiutarti a capire come funziona e se vale la pena utilizzarlo.
Pro
- Focus sulla scrittura, sulla comunicazione, sulla storia. Chi ama scrivere, ma non ha competenze tecniche o le risorse per assoldarle, apprezzerà l’approccio user-friendly di Medium.
Non c’è bisogno di preoccuparsi di link rotti, velocità di caricamento, usabilità mobile e altri parametri tecnici; - La piattaforma ha una sua community interna, capace di stimolare gli autori. Scrivere su Medium comunica un senso di comunità, di condivisione, dove lettori e autori sono attivamente in cerca di ottime letture da fruire e sostenere;
- Gli strumenti social interni. Medium ha una componente social che deriva direttamente dalla sua community e funziona in stretta simbiosi con essa. Le funzionalità si possono anche replicare su un sito di proprietà, ma la costruzione di un pubblico è tutt’altra storia;
- Il programma Medium Parner permette agli autori di ricevere un compenso. Il fine ultimo di scrivere su Medium non è il denaro, tuttavia guadagnare qualcosa dai propri scritti non dispiace a nessuno. La somma dipende direttamente dalla bontà dei contenuti e dal tempo che i lettori spendono su di essi.
Contro
- Medium è una piattaforma di terze parti. Non è un tuo sito e non puoi farci tutto ciò che credi. Non hai pieno controllo sui tuoi dati e i tuoi contenuti. L’interfaccia e il template sono decisi da altri e non hai nessuna (o quasi) voce in capitolo.
Ci sono anche casi in cui gli account vengono cancellati, nel caso in cui non rispettino le policy di Medium; - Le funzionalità che Medium offre sono limitate. L’editor e l’approccio semplice alla scrittura sono piacevoli ed estremamente usabili, ma c’è un’altra faccia della medaglia: non puoi “installare” nulla sul tuo profilo Medium, mentre sul tuo sito sì.
Non esiste niente di equivalente ai plugin e ai temi di WordPress, che danno infinite possibilità di personalizzazione, senza la necessità di avere competenze a livello di codice (che comunque è consigliabile avere); - Medium non è molto efficace per promuovere un brand. Se vuoi affidarti solo a Medium per promuovere il tuo brand – te stesso o la tua azienda – sappi che potresti rimanere deluso. Raramente i lettori si ricordano chi ha scritto un articolo letto sulla piattaforma.
Secondo alcuni, poi, scrivere su Medium contribuisce a rafforzare non il tuo brand, ma quello di Medium.
Dall’altra parte, su un sito di proprietà si può esercitare maggior controllo sul proprio marchio: dal nome al logo, dai prodotti all’esperienza utente; - Le possibilità di monetizzazione su Medium sono poche. Anzi, in verità è una sola, come spiegato più sopra.
Medium ha sì il suo programma partner, ma non si tratta certo di una fonte di introiti molto remunerativa.
Su un proprio blog, invece, la situazione è esattamente l’opposto: nulla ti impedisce di implementare banner pubblicitari, stringere accordi commerciali legati ai contenuti, usare programmi di affiliazione o vendere direttamente con dei plugin di eCommerce; - Non hai controllo sulla SEO. Su Medium ci sono sì delle statistiche che mostrano alcuni insight sull’andamento dei propri contenuti, tuttavia non è possibile effettuare alcun intervento SEO “radicale” o tecnico: quell’aspetto è gestito solo da Medium e da chi ci lavora a livello di codice.
Gli aspetti on-page della pagina che dipendono dal testo sono ovviamente modificabili dall’utente, ma altri aspetti avanzati o tool dedicati non ce ne sono.
Su un sito di proprietà invece non ci sono limiti e si può sperimentare con ogni aspetto legato all’ottimizzazione per i motori di ricerca: dai contenuti al codice, dall’interfaccia alle immagini.
Quindi Medium o sito di proprietà?
Cosa scegliere davanti a Medium VS Blog? La risposta è “dipende”.
Vuoi comunicare in modo diretto a una community attiva e ricettiva verso un certo tipo di contenuti? Allora Medium ha parecchi punti a suo favore.
Se sei un’azienda con le risorse necessarie, può avere senso affiancare Medium alle altre tue presenze online: essere sulla piattaforma ti permette di esprimere il tuo meglio a livello di comunicazione.
Se i contenuti sono davvero di qualità e “danno qualcosa” al lettore, allora anche a livello di branding potrai ottenere dei benefici.
Attenzione però, Medium non può e non deve essere un clone del tuo sito a livello di contenuti: questo, oltre che non essere il modo corretto di utilizzare la piattaforma, può anche portare dei danni a livello SEO.
Se invece vuoi avere pieno controllo su tutte le tue attività online, lavorare su esperienza utente, SEO tecnica e avere tutta la libertà di sperimentare tutto quello che ti viene in mente, allora la soluzione di un sito proprietario è sicuramente da prediligere.
Medium può essere dunque integrato in una Digital Strategy per aziende e brand e noi possiamo aiutarti a pianificarla al meglio:
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