“Senza dati, sei solo un’altra persona con un’opinione”, disse William Edwards Deming, uno dei più importanti manager americani del secolo scorso.
Come non essere d’accordo?
Quando si parla poi di marketing digitale, la centralità dei dati nei processi decisionali è ancora più fondamentale.
Per nostra fortuna, oggi la tecnologia ci permette di raccogliere una quantità sconfinata di dati sulle performance delle nostre campagne di marketing: quante persone visitano un sito, quante comprano un prodotto online, quante compilano un modulo di contatto, quante hanno visto un determinato video o letto un certo contenuto, e così via.
C’è però un problema: la tecnologia esiste, ma poche aziende sfruttano al 100% tutti gli strumenti che avrebbero a disposizione.
Questo perché, molto spesso, le imprese affidano la loro necessità di raccolta dati esclusivamente a Google Analytics, che però da solo non è sufficiente per avere un quadro completo.
Per esempio, per sfruttare al meglio la pubblicità su Facebook e ottimizzare le campagne è necessario installare il pixel nel proprio sito.
Oppure, se si vogliono monitorare le conversioni di Google Ads, è necessario installare un codice specifico.
O ancora, se si desidera avere una mappa di calore che indica come gli utenti navigano le singole pagine del proprio sito, è necessario installare il codice di un altro servizio, come Hotjar.
O, magari, potresti voler installare nel tuo sito un servizio come Albacross, che ti permette di sapere in quale azienda lavorano i visitatori del tuo sito (ottimo per il B2B).
Come vedi, si possono installare molteplici codici aggiuntivi, che in gergo tecnico si chiamano “tag”, ossia frammenti di codice che vengono aggiunti a un sito per raccogliere informazioni e inviarle alla piattaforma del servizio collegato.
L’installazione e la gestione di tutti questi tag diversi può essere molto gravosa per un’azienda, soprattutto se si lavora accedendo direttamente al codice sorgente del sito.
Fino a pochi anni fa, per un’azienda c’erano solo due modi di gestire questo lavoro: avere una risorsa interna in grado di padroneggiare questi temi tecnici (opzione spesso troppo costosa per le piccole-medie aziende) o affidarsi a un fornitore esterno (con tempi dilatati e un rapporto di totale dipendenza).
Fortunatamente, oggi esiste una terza opzione, che rende la vita molto più semplice all’azienda e al suo reparto marketing: Google Tag Manager (GTM).
Google Tag Manager è infatti uno strumento con un’interfaccia web intuitiva che semplifica il processo di lavoro con i tag. Con GTM puoi aggiungere, modificare e disabilitare i tag senza dover toccare il codice sorgente del tuo sito.
Senza scendere troppo nei dettagli tecnici (ti rimandiamo alla guida ufficiale per questo), vediamo brevemente come funziona Google Tag Manager.
Google Tag Manager è costituito da tre parti principali:
Come ti ho anticipato prima, i tag sono snippet di codice o pixel di monitoraggio di strumenti di terze parti. Questi tag indicano a Google Tag Manager cosa fare.
Ecco alcuni esempi di tag comuni all’interno di Google Tag Manager:
I trigger o attivatori sono il modo in cui si indica a GTM quando attivare il tag che hai impostato. Dicono a Google Tag Manager quando fare quello che vuoi che faccia.
Ecco alcuni esempi di attivatori:
Le variabili sono informazioni aggiuntive di cui GTM potrebbe aver bisogno affinché il tag e l’attivatore funzionino.
Ecco alcuni esempi di variabili utilizzabili nella creazione dei tag:
Tag, attivatori e variabili sono quindi gli elementi di base che devi conoscere per iniziare a utilizzare Google Tag Manager.
Se leggendo l’articolo fino a questo punto non ti è sembrato di sentire niente di nuovo, non avrai problemi a gestire i tuoi tag con Google Tag Manager.
Se invece ti senti completamente perso, probabilmente hai bisogno dell’aiuto di un partner tecnico che ti supporti nell’utilizzo di GTM.
Oppure potresti anche decidere di iniziare a esplorare la piattaforma in autonomia. In questo caso, è probabile che una delle prime domande che ti porrai sarà: “Ma Google Tag Manager è facile da usare?”
Iniziamo a rispondere a questa domanda citando Google stesso:
“Google Tag Manager offre un sistema di gestione dei tag semplice, affidabile, facile da integrare e gratuito, consentendo alle piccole e grandi aziende di implementare la misurazione in modo più veloce”.
Secondo Google, GTM è quindi uno strumento “semplice” che qualsiasi marketer può utilizzare, senza bisogno di uno sviluppatore web.
Bastano però pochi secondi all’interno della piattaforma per capire che Google Tag Manager non è “facile” da usare, senza alcune conoscenze tecniche di base e un’opportuna formazione (corsi o da autodidatta).
Sono indispensabili alcune conoscenze tecniche per capire come impostare tag, trigger e variabili. Per esempio, se devi impostare il monitoraggio degli eventi in Google Tag Manager, avrai bisogno di sapere cosa sono gli “eventi”, come funziona Google Analytics, quali dati puoi monitorare con gli eventi, come appaiono i rapporti in Google Analytics e come nominare categorie, azioni ed etichette.
Sebbene sia “facile” gestire più tag in GTM, esiste una curva di apprendimento che devi affrontare prima di sfruttare al 100% (ma anche al 50%) le potenzialità della piattaforma.
In definitiva, questo è il vero e unico difetto di Google Tag Manager: rispetto ad altri servizi di Google, non è di immediato e facile utilizzo.
Prima che tu prenda la decisione di avventurarti o meno nel mondo di GTM, vogliamo condividere con te 4 motivi per usare Google Tag Manager.
Di gran lunga, il più grande vantaggio di Google Tag Manager è che rende più facile per i marketer implementare i tag senza dover fare affidamento sugli sviluppatori (sono sempre impegnati in qualcosa di “più importante”, quindi il tagging spesso finisce nel dimenticatoio). Come ti abbiamo infatti già anticipato, Google Tag Manager permette di installare tag senza dover toccare il codice sorgente del sito, in modo tale che anche un non-tecnico possa muoversi in autonomia senza far danni sul sito.
Questo punto è una conseguenza positiva di quello precedente. L’eccessiva dipendenza dagli sviluppatori web è un problema per molte aziende con risorse limitate. Blocca la crescita e la sperimentazione nelle campagne di marketing, elementi vitali nello scenario competitivo odierno. Grazie a GTM, un marketer non deve più aspettare settimane prima che il team IT trovi il tempo di installare i tag.
I tag di Google Tag Manager vengono attivati in modo asincrono, il che significa che un tag a caricamento lento non impedisce l’attivazione di altri tag.
Google Tag Manager consente di eseguire in pochi minuti delle attività che prima richiedevano giorni o addirittura settimane di lavoro. Questo grazie a una serie di tag e funzioni incorporate nella piattaforma, che consentono ai marketer di implementare il monitoraggio avanzato in un breve lasso di tempo.
In conclusione, che tu decida di muoverti da solo o con il supporto di un partner qualificato, non esiste alcuna ragione valida per decidere di non utilizzare Google Tag Manager (a meno che tu non voglia ottenere il massimo ROI dalle tue campagne di marketing!).
Se non vuoi correre il rischio di perdere dati fondamentali per il raggiungimento dei tuoi obiettivi di business, ma allo stesso tempo non vuoi affrontare GTM tutto da solo, contattaci: ti aiuteremo a ottenere risultati straordinari grazie a Google Tag Manager! Articolo scritto in collaborazione con Alberto B.