Uno degli aspetti più controversi e poco conosciuti della SEO è senza dubbio la link building, intesa come l’attività di acquisizione (più o meno spontanea) di collegamenti ipertestuali che, da altri portali, rimandano al nostro sito web.
Per tutti i non addetti ai lavori, “fare o non fare link building” è uno di quei dubbi amletici che, come un effetto valanga, richiama alla mente numerosi altri corollari:
E potremmo continuare all’infinito!
Se almeno una volta ti sei posto domande simili, questo è l’articolo giusto per te: chiariremo, infatti, i principali dubbi sulla link building e sulla sua utilità per il posizionamento dei siti web.
Come sappiamo, le attività SEO si dividono in due grandi aree: on-site e off-site. Le prime sono attività di ottimizzazione che realizziamo direttamente sul sito, mentre le seconde si concentrano sui segnali esterni al nostro sito e riguardano, più o meno direttamente, la promozione e la condivisione dei contenuti dello stesso. Tra queste attività c’è anche la link building.
La link building potrebbe essere però considerata, in un discorso più ampio, come appartenente alla macro categoria delle digital PR, ovvero di tutte quelle azioni poste in essere al fine di far conoscere il proprio brand nell’universo digital.
La differenza fondamentale sta nel fatto che mentre le digital PR, intese in senso lato, vanno bene sempre e a prescindere, le campagne di link building devono essere accuratamente e dettagliatamente pianificate, al fine di non insospettire i motori di ricerca con l’acquisizione di troppi link o, comunque, con la creazione di un profilo link totalmente innaturale.
Non dimentichiamo che Google tiene traccia dei link in ingresso anche in Search Console. A dimostrazione di quanto li ritenga importanti.
I motori di ricerca indicizzano quotidianamente una mole enorme di dati: un escamotage che facilita il loro lavoro e permette di capire come posizionare un sito è la valutazione della sua autorevolezza, del suo trust.
Uno dei fattori che incide in maniera importante sull’autorevolezza è la link popularity, ovvero la presenza, sia in termini quantitativi che qualitativi, di link che da altri siti puntano verso il nostro. Ovviamente, non tutti i link hanno lo stesso peso e alcuni sono più importanti di altri.
I link migliori provengono da siti autorevoli e correlati alle nostre tematiche: questi sono backlink di alta qualità, capaci di incidere in modo significativo sulla nostra link popularity e, di conseguenza, sul posizionamento organico.
In estrema sintesi, potremmo definire i backlink come delle raccomandazioni digitali, dei voti di fiducia a cui i motori di ricerca si affidano molto.
La link building non è quindi un’alternativa alle attività on-site, ma è loro complementare, poiché contribuisce al raggiungimento di un obiettivo comune: un posizionamento migliore. Di fatto, non è possibile immaginare un’ottimizzazione SEO che sia esclusivamente basata sull’on-site o solo sull’off-site: sono due aspetti che vanno di pari passo.
Possiamo dire di più: la link building dovrebbe essere uno step successivo alle attività on-site. È consigliabile, infatti, procedere con le attività off-site solo quando il sito è perfettamente ottimizzato in ottica SEO, per sfruttarne al meglio tutte le potenzialità. C’è da dire, infatti, che fare una campagna su un sito dalla struttura non perfetta, che ha problemi di contenuti o di crawlability, ha un effetto infinitamente meno “potente”.
Questa pratica è consigliata in modo esplicito da Google stesso: puoi trovare molteplici riferimenti nelle pagine di assistenza dei suoi prodotti, come per esempio nella Guida di Search Console, in cui un paragrafo è titolato proprio: “Assicurati che altri siti contengano link al tuo sito”.
Fai attenzione però! Alla fine del paragrafo c’è scritto, testualmente: “Solo i link naturali sono utili per l’indicizzazione e il posizionamento del tuo sito”.
In altri termini, Big G cerca di dissuaderci dalla pratica di creare link innaturali allo scopo di manipolare i risultati organici. Ha creato anche un apposito algoritmo nel lontano 2012 (Google Penguin). Ecco perché è importante che le campagne di link building siano gestite in maniera professionale e non lasciate all’improvvisazione.
Detto ciò, abbiamo finalmente gli elementi per dare risposta alla domanda iniziale del nostro articolo, ovvero: sì, la link building oggi è ancora utile al posizionamento di un sito web. A patto che sia fatta nel modo giusto e con consapevolezza.
L’anchor text è l’elemento cliccabile di un collegamento ipertestuale. Esso è utile ad associare il link alla keyword per la quale intendiamo posizionarci.
Per esempio: se il nostro sito è l’eCommerce di un vivaio e intendiamo posizionarci per la chiave di ricerca “come coltivare olivi”, il nostro obiettivo sarà avere un link da un blog di giardinaggio che utilizzi “come coltivare olivi” come anchor text.
Campanello di allarme n° 2! La forzatura degli anchor text è il modo più semplice per farsi scoprire da Penguin e rischiare penalizzazioni.
Tra le risorse più sottovalutate del web, ci sono (purtroppo!) le public relation digitali, cui facevamo riferimento poco fa.
Un’attività ben strutturata e strategica di digital PR permette alle aziende di ottenere un importante boost di visibilità. Un buon comunicato stampa, ben confezionato e con contenuti di qualità, può essere inviato agli organi di stampa, ai portali di settore, ai blog e a tutti i soggetti che potrebbero essere interessati alla sua pubblicazione (a volte anche gratuita). Spesso la cura delle digital PR può portare nuovi backlink naturali, quelli che piacciono tanto a Google.
Ricorda però che la qualità di scrittura è fondamentale!
Gli automatismi stanno ai backlink come la Morte Nera sta ai cavalieri Jedi.
Online troverai una marea di siti e software che promettono migliaia di link per il tuo sito, ora e subito. Non fidarti!
Se fino a qualche anno fa questa pratica (seppur in modo non proprio lodevole) apportava un certo beneficio per il posizionamento delle pagine web, con l’introduzione di Penguin nel 2012 Google ha letteralmente rovesciato tale prospettiva: non solo ha affinato il modo in cui riesce a riconoscere i link generati automaticamente da software e affini, ma addirittura ha iniziato a penalizzare chi sfruttava eccessivamente questa pratica.
Negli anni, il modo con cui gli esperti di SEO hanno sviluppato le loro campagne di link building è cambiato notevolmente, seguendo gli sviluppi tecnici dei motori di ricerca e il modo con cui gli utenti approcciano le ricerche e la navigazione nel web.
Alcune pratiche che in passato risultavano vincenti, oggi non lo sono più (o addirittura possono risultare dannose per il corretto posizionamento del sito): è quindi fondamentale interpretare la SEO e la link building come delle materie liquide, in costante evoluzione, e quindi da studiare e monitorare costantemente.
Se stai per iniziare una campagna di link building, il confronto con un professionista del settore può essere illuminante, sia per raggiungere più rapidamente i risultati che per ottimizzare l’investimento del budget: fissa una call con noi! Articolo scritto in collaborazione con Carmine P.