Migrazione SEO di un sito web: cos’è, come si fa e quali errori evitare

migrazione seo

La migrazione SEO è probabilmente una delle operazioni più complesse da affrontare durante il restyling di un sito web. Anche i più esperti potrebbero inciampare in qualche errore, ed è per questo consigliato studiare bene la situazione prima di avviare la procedura.

In questo articolo vediamo insieme cos’è nello specifico la migrazione SEO di un sito, a cosa serve e quando è richiesta. Analizziamo inoltre i principali errori SEO a cui si può incorrere e le soluzioni da attuare.

Migrazione SEO: cos’è e a cosa serve

 

Per migrazione SEO si intende l’insieme delle attività tecniche che vanno svolte su un sito in fase di pubblicazione per garantire il mantenimento delle performance a livello di traffico organico.

Devi sapere, infatti, che apportare sostanziali modifiche al tuo sito può essere una grande opportunità di miglioramento della visibilità, ma anche una trappola in cui bisogna cercare di non cadere.

Questo perchè le pagine del tuo sito web indicizzate sui motori di ricerca acquisiscono valore nell’arco del tempo. Questo valore, assegnato dall’algoritmo dello stesso motore di ricerca, ti permette di guadagnare visibilità e posizionarti in maniera naturale tra i risultati delle ricerche degli utenti. Apportando sostanziali modifiche al sito (nei prossimi paragrafi vedremo esattamente quali) devi assicurarti che il valore SEO delle tue pagine venga mantenuto, in modo che l’indicizzazione e il posizionamento non ne risentano.

Errori nei reindirizzamenti, problemi con la sitemap o con il linking interno, ad esempio, possono innavertitamente causare un brusco calo di traffico. In sostanza quindi, è importante non sottovalutare questa attività, sebbene possa sembrare un processo molto tecnico, per non rischiare di pagarne un prezzo salato in futuro.

Nei prossimi paragrafi ti forniremo l’elenco completo degli errori da evitare durante una migrazione SEO, che potrai utilizzare per eseguire il check del tuo sito prima di effettuare la migrazione, per assicurarti che vada a buon fine.

 

Migrazione SEO: quando farla e a chi serve

 

Ora che hai capito cos’è la Migrazione SEO, ti starai chiedendo quando è utile per il business e a chi serve effettuarla. Diamo subito risposta a queste domande con un elenco dettagliato di situazioni in cui è necessaria una migrazione SEO del sito web:

  1. Restyling grafico del sito web: hai deciso di modificare la grafica del sito e aggiornare il layout;
  2. Cambio del dominio: ad esempio vuoi passare da “ilmiosito.it” a “ilmionuovosito.it”; oppure ancora da “ilmiosito.it” a “ilmiosito.com”;
  3. Cambio CMS: hai deciso di utilizzare una piattaforma diversa e vuoi passare, ad esempio, da Shopify a WooCommerce, o da Joomla a WordPress;
  4. Cambio protocollo: è il caso in cui gli indirizzi delle tue pagine web da HTTP passano a HTTPS, dopo l’acquisto di un certificato SSL;
  5. Accorpamento di due domini: sei il proprietario di due differenti siti web e decidi di unirli. In questo caso uno dei due cambierà completamente;
  6. Accorpamento versione desktop e mobile: è il caso in cui il tuo sito ha per i dispositivi mobili una versione diversa e decidi di unire le due versioni utilizzando un unico indirizzo, al fine di avere un sito responsive;
  7. Architettura del sito: decidi di cambiare le url delle tue pagine o le categorie presenti, ad esempio nel caso di un nuovo catalogo prodotti per gli e-commerce.

 

 

Se stai affrontando una di queste situazioni, allora continua a leggere questo articolo per avere la guida completa alla Migrazione SEO.

 

Migrazione SEO: gli errori più comuni

 

Tra gli errori da evitare durante una migrazione SEO, devi assolutamente conoscere quelli che stiamo per elencarti. Si tratta di errori che possono rendere inefficaci le performance del sito dopo la migrazione quindi presta attenzione a non dimenticare nessun controllo. I problemi più comuni riguardano problemi tecnici SEO, modifiche ai contenuti, progetti svolti frettolosamente e senza impegno. Quello che ti consigliamo è quindi di prestare la massima attenzione nel compiere un’operazione importante come la migrazione del tuo sito web. Di seguito, l’elenco dei principali problemi che potresti riscontrare:

1. Robots.txt non configurato correttamente

Evita di bloccare risorse che devono essere accessibili al crawler del motore di ricerca (come Google Bot) e utilizzate correttamente la direttiva “disallow”, ovvero il comando che limita la scansione di pagine o parti di sito (fatti supportare in questa operazione dai tuoi consulenti SEO). È importante che il browser riesca a ricostruire e riportare correttamente le pagine del sito e gli spider (come Googlebot) possano scansionare e indicizzare gli elementi presenti all’interno delle varie pagine. Se noti un calo di traffico, quello che ti consigliamo di fare è controllare i tuoi file robots.txt per vedere se le pagine che hanno perso traffico sono ancora indicizzabili.

2. Perdita di url e metadati

Attenzione! Url e relativi Tag Title e Meta Description potrebbero andare persi durante la migrazione, ad esempio se trasferisci un database di contenuti. Puoi controllare e mappare url e rispettivi metadati attraverso strumenti come ScreamingFrog, che avvierà una scansione del tuo sito e ricercherà tutte le informazioni di tuo interesse.

Se ti accorgi che i metadati in alcuni casi mancano, potrai recuperarli dal backup del tuo sito (ricordati di farlo prima di avviare la migrazione!), altrimenti dovrai riaggiungere manualmente tag title e meta description a ogni contenuto.

3. Perdita di velocità della pagina

Una buona user experience è fondamentale: se hai appena eseguito la migrazione del tuo sito o hai modificato i tuoi server, assicurati che la velocità di caricamento delle pagine sia adeguata. Puoi farlo attraverso PageSpeed Insights, strumento di Google che ti restituirà diverse soluzioni che possono aumentare la velocità di caricamento. Se vuoi approfondire l’argomento di consigliamo di scaricare la nostra guida alla SEO UX.

4. Mancata revisione dei link interni

I link interni sono importantissimi per fidelizzare gli utenti facendo continuare la loro navigazione sul tuo sito, e aiutano anche i motori di ricerca a trovare i tuoi contenuti. Assicurati quindi, nel caso in cui tu abbia modificato le url del tuo sito, che i link interni siano corretti e non puntino al vecchio sito.

5. Redirect errati

Se hai bisogno di eseguire dei redirect da una url verso un’altra occorre vi sia corrispondenza a livello di contenuti. Seleziona quindi una pagina di reindirizzamento pertinente, che tratti un argomento affine (non reindirizzare tutte le vecchie pagine verso l’homepage!). Un redirect di massa può essere dannoso per la SEO. Più nello specifico, quello che ti consigliamo è di avere ben chiaro il tuo piano di redirect 301 prima di compiere la migrazione, in modo da non trovarti spiacevoli sorprese. Se i redirect non funzionano, potresti perdere una fetta di traffico che, cliccando sul collegamento, si troverebbe davanti a un errore 404.

6. Perdita dei link esterni

Con la migrazione, hai modificato le url delle tue pagine web? In questo caso devi sapere cosa fare con i link esterni che puntavano al tuo sito. Se hai gestito bene i redirect 301, allora in ogni caso le persone atterreranno sulle tue nuove pagine web e potranno visitarle. Ma se alcuni link esterni puntano a pagine senza reindirizzamento, ciò che ti consigliamo è di provare a contattare i siti da cui ricevi i collegamenti e chiedere loro di modificare il link. In alternativa, potresti pensare di rindirizzare il contenuto verso una nuova pagina o una pagina già esistente.

7. Problematiche col nuovo CMS o hosting

Il cambiamento può essere virtuoso o peggiorativo: tutto dipende da come viene gestito. Se hai cambiato CMS o hosting, potresti vedere un calo di traffico sul tuo sito. Questo potrebbe essere dovuto, ad esempio, ai firewall che bloccano i bot e non consentono la scansione dei tuoi contenuti ai motori di ricerca; oppure a cattive performance di user experience dovute alla lentezza di caricamento delle pagine.

Prima di migrare il sito, ti consigliamo di eseguire dei test e verificare che le prestazioni, con le nuove impostazioni, non peggiorino.

8. Perdita delle immagini

Non dimenticare di verificare che le url delle tue immagini siano ancora funzionanti! Soprattutto se gran parte del tuo traffico arriva proprio dalle immagini, è un punto che devi assolutamente gestire con i giusti redirect, nel caso di modifiche agli indirizzi delle pagine web. Tralasciare o dimenticare risorse multimediali significa, soprattutto per gli e-commerce, perdere opportunità dalle ricerche su Google Images per cui possono successivamente avvenire conversioni.

9. Aggiornamenti di Google

Può capitare che la migrazione del tuo sito avvenga in concomitanza con un aggiornamento dell’algoritmo di Google. In questo caso, la fluttuazione del tuo traffico organico potrebbe essere dovuta all’update e non alla migrazione. Per sapere se c’è stato un Google Update, controlla le comunicazione ufficiali del team Google (solitamente via Twitter).

10. Modifiche ai contenuti

Se puoi, rimanda le operazioni di modifica dei tuoi contenuti in un momento successivo alla migrazione. Queste modifiche infatti forniscono nuovo materiale ai motori di ricerca, che dovranno rivalutarlo. Nel caso in cui sia davvero necessario modificare i contenuti in fase di migrazione, ricordati di eseguire il backup del sito in modo tale da essere in grado di recuperare i contenuti presenti in precedenza.

 

Migrazione SEO: checklist delle operazioni

 

Ora che hai chiaro cos’è e quando va eseguita una migrazione SEO e quali errori evitare, entriamo nel sodo della questione e vediamo passo a passo quale procedura svolgere per eseguire la migrazione SEO di un sito web.

  • Prima di effettuare la migrazione, assicurati di avere a disposizione un backup aggiornato del vecchio sito, in modo che tu possa reperire i contenuti originari in caso di bisogno;
  • Non avere paura di eventuali ritardi nel lancio del nuovo sito: è meglio partire dopo minuziosi controlli, piuttosto che muoversi frettolosamente e commettendo errori;
  • Se Google annuncia un aggiornamento del suo algoritmo, evita di effettuare la migrazione in concomitanza con quell’evento;
  • Assicurati di avere a disposizione una scansione completa del vecchio sito e del sito in sviluppo; quindi salva la struttura url e i dati, nonché le performance prima della migrazione (traffico organico, principali keyword di posizionamento, quantità di utenti) per poi fare un confronto con le performance post-migrazione;
  • Nel caso in cui tu debba modificare le url, ricordati di gestire i redirect mappando in un file tutte le vecchie url e inserendo per ognuna l’url di reindirizzamento;
  • Definisci la lista completa delle pagine attualmente indicizzate in Google Search e Google Immagini;
  • Assicurati di avere la lista dei backlink precedenti alla migrazione in modo che tu possa avere sotto controllo la situazione a seguito del cambio delle url (se avverrà) e di non perdere importanti link esterni;
  • Correggi eventuali criticità prima della migrazione, come ad esempio backlink rotti oppure errori interni (come l’errore 404 – Page not found) così che tutte le pagine interne rispondano in status code 200, ovvero che siano perfettamente consultabili dagli utenti;
  • Assicurati che il nuovo sito sia ottimizzato per i motori di ricerca: tag title, meta description, heading tag sono tutti elementi SEO di fondamentale importanza. Nella fase di migrazione, cerca di non variare questi contenuti e di farli corrispondere alla loro versione originaria;
  • La stessa cosa vale per i contenuti testuali: se puoi, non modificarli prima della migrazione per essere in grado di analizzare con più facilità eventuali problemi di calo di traffico;
  • Verifica il corretto funzionamento della sitemap.xml del nuovo sito e inviala a Google Search Console, attento a non includere in Sitemap anche pagine duplicate inserendo soltanto URL canonici (ovvero pagine web che presentano un tag canonical, cioè HTML on-page che, a differenza del reindirizzamento 301, ha l’obiettivo di definire quale URL rappresenta la versione principale di una pagina copiata o molto simile9;
  • Modifica il file robots.txt inserendo all’interno la nuova sitemap e assicurati di non bloccare risorse o sezioni del sito che non andrebbero chiuse;
  • Una volta estrapolati tutti gli URL del vecchio sito, le landing page organiche, le immagini e l’elenco delle pagine più linkate da altri siti, puoi avviare i redirect dai vecchi url ai nuovi facendo attenzione a redirezionare ogni pagina alla sua controparte;
  • Attraverso Google Search Console, tieni monitorate la quantità di pagine indicizzate sul motore di ricerca pre e post-migrazione;
  • Richiedi attraverso Google Search Console l’indicizzazione di tutte le principali pagine del sito web (sia nuovo che vecchio) per assicurarti che il motore di ricerca legga correttamente i redirect;
  • Dopo la migrazione, fai un ulteriore test sui redirect per assicurarti che funzioni tutto correttamente;
  • Verifica che tutte le pagine del nuovo sito abbiano una buona velocità di caricamento.

 

Conclusioni

 

In questo articolo ti abbiamo raccontato tutto ciò che devi sapere prima di affrontare la migrazione SEO del tuo sito web. In poche parole, la raccolta di dati, l’analisi e il controllo di tutto il processo sono tre punti fondamentali per garantirti il successo dell’operazione.

Un consiglio extra che vogliamo darti è quello di utilizzare le annotazioni di Google Analytics per segnalare l’avvenuta migrazione del sito e rendere così visibile a colpo d’occhio il motivo che può portare a un eventuale calo (o miglioramento) del traffico organico.

Se dovessi riscontrare problematiche durante la migrazione SEO del tuo sito, la risoluzione richiederà tempo e pazienza, per questo ti consigliamo di affidarti a dei professionisti che possano supportarti lungo tutto il processo.

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