Dropshipping: cos’è e come funziona

Carton boxes with DROPSHIPPING text move on roller conveyor. 3D rendering

Tra le formule di business per il commercio online, il dropshipping si è ritagliato negli ultimi anni una posizione importante. Si tratta di un modello che ha sia vantaggi sia svantaggi e bisogna valutare sempre con attenzione i margini di guadagno prima di avventurarsi nella “carriera” di rivenditore in dropshipping.

Vediamo quindi cos’è e come funziona il dropshipping, fornendo anche alcuni consigli su come iniziare a pianificare un progetto basato su questo modello di business.

Dropshipping: significato e come funziona

 

Il dropshipping è un modello di e-commerce che vede coinvolte, lato vendita, sostanzialmente due figure: l’imprenditore-rivenditore che si occupa della parte marketing e di vendita; e il fornitore – cosiddetto dropshipper – che invece si occupa dell’approvvigionamento dei prodotti, del magazzino e delle spedizioni.

Si tratta di un modello largamente diffuso negli Stati Uniti, arrivato anche in Italia negli ultimi anni. Una formula di “divisione dei compiti” che certamente offre molti vantaggi, ma anche, come vedremo a breve, alcuni punti deboli che vanno approfonditi in fase di startup.

Il dropshipping si basa sull’interazione tra i seguenti soggetti:

  • rivenditore: la figura che sceglie i prodotti, cura i canali di vendita (sito web ad hoc, marketplace, social ecc.), si fa carico delle spese e della strategia di marketing, gestisce i rapporti con i clienti;
  • fornitore: la figura che concretamente detiene i prodotti (e li mette a disposizione dei rivenditori), cura il magazzino e si occupa delle spedizioni. Il dropshipper sostanzialmente si “libera” della strategia di marketing per la promozione dei prodotti o servizi (e delle relative spese);
  • cliente: l’utente finale che acquista il prodotto. Quest’ultimo, nella maggior parte dei casi, non è a conoscenza del modello di business dietro il canale di vendita con il quale ha interagito. Acquista il prodotto e ha come riferimento per informazioni o assistenza il rivenditore.

Per questo motivo, diventa essenziale anche la cura del brand per i progetti più strutturati. Il rivenditore, seppur non proprietario della merce, necessita di una buona reputazione per mantenere un business solido nel medio-lungo periodo.

Dropshipping, metodo di vendita online. Come funziona, cos'è.

I vantaggi e gli svantaggi del dropshipping

 

Nel dropshipping, dunque, si vende un prodotto senza averlo concretamente tra le mani. Chiarito il significato, vediamo ora i vantaggi e gli svantaggi, lato rivenditore.

Tra i vantaggi evidenziamo:

  • minori investimenti iniziali: non bisogna sobbarcarsi le spese necessarie all’approvvigionamento dei prodotti e quelle strutturali relative al magazzino. Gli investimenti lato marketing, invece, potrebbero anche essere importanti. Dunque, il concetto “minori investimenti iniziali” va comunque inteso come relativo ai casi specifici;
  • niente magazzino e spedizioni: ci si libera dalle incombenze, per niente banali, della gestione del magazzino e dell’organizzazione delle spedizioni;
  • flessibilità: essendo gli investimenti strutturali piuttosto bassi, il rivenditore mantiene una certa flessibilità nel cambiare prodotti, fornitori, nicchie o anche interi settori merceologici;
  • smart working: il lavoro di rivenditore in dropshipping può essere svolto attraverso un semplice dispositivo connesso (PC, tablet ecc.) senza alcun vincolo geografico.

Tra gli svantaggi abbiamo:

  • scarso controllo: non detenendo concretamente i prodotti, se ne ha ovviamente uno scarso controllo (con tutti i problemi che ne potrebbero derivare);
  • responsabilità: seppur, come visto, non si abbia il controllo sui prodotti, agli occhi dell’utente il responsabile di eventuali problemi è il rivenditore. La scelta del fornitore e la comunicazione con quest’ultimo diventano dunque step essenziali;
  • margini: una delle note spesso particolarmente dolenti dell’attività di dropshipping. Se i margini di guadagno sul singolo prodotto sono troppo risicati, rischiano di essere “mangiati” dalle spese di marketing e dalle tasse (in base anche al Paese e all’inquadramento fiscale dell’attività di vendita);
  • anonimato: se si scelgono prodotti che vengono al contempo venduti anche da tanti altri rivenditori, riuscire a distinguersi tra gli utenti finali può risultare arduo (nel marketing spiccare rispetto ai competitor è uno degli aspetti probabilmente più importanti, soprattutto in un ambiente estremamente affollato e competitivo come il web di oggi).

Come iniziare e da dove

 

Possiamo suddividere gli step su come iniziare un’attività come rivenditore in dropshipping nelle seguenti quattro fasi:

  1. inquadramento fiscale: già prima di pensare a come vendere qualcosa, va fatta chiarezza sull’inquadramento fiscale della propria attività. Si tratta di una nota dolente, soprattutto nei Paesi meno vantaggiosi dal punto di vista delle tasse. In sede di business plan – ne andrebbe sempre fatto uno –, la voce tasse non deve essere sottovalutata, altrimenti si rischia di vedersi erodere i margini (spesso già bassi). Per quanto riguarda l’Italia, allo stato attuale, per svolgere attività come dropshipper servono partita IVA e iscrizione al registro delle imprese (si consiglia sempre di rivolgersi a un consulente per maggiori dettagli);
  2. scelta dei prodotti: trovare una nicchia profittevole è l’aspetto che più di qualunque altro può fare la differenza nel successo di un qualsiasi business. Prendersi quindi del tempo per studiare settori, nicchie, trend e quant’altro si rivela essenziale;
  3. scelta del fornitore: esistono tantissimi fornitori oggi reperibili in rete (o piattaforme che li raccolgono). Non andremo a consigliarne di specifici, ma una distinzione può essere utile. Se si sceglie un fornitore grande e noto, si avrà da un lato un vantaggio di affidabilità (e procedure automatizzate e semplificate), dall’altro lo svantaggio che potrà essere utilizzato da migliaia di altri rivenditori. Al contrario, se si sceglie un fornitore più di nicchia, ci si può trovare di fronte a un sistema meno rodato, guadagnandone però dalla possibilità di portare a mercato prodotti meno diffusi;
  4. scelta del canale di vendita: anche qui le possibilità sono piuttosto variegate. Si può realizzare un sito web ad hoc (per esempio con WordPress-WooCommerce, Prestashop, Magento ecc.) oppure affidarsi a piattaforme più semplici da gestire, lato sviluppo e design. Molto dipende anche dalle capacità tecniche personali e dal fatto di disporre o meno di uno staff esperto da questi punti di vista. Oggi esistono anche piattaforme che, in un ecosistema integrato, offrono canale di vendita e ambiente di selezione dei fornitori (per esempio Shopify-Oberlo).

Per approfondire: miglior CMS per eCommerce: scopri la piattaforma giusta per te.

Spese e guadagni dell’attività di dropshipping

 

Analizzare le spese e i guadagni dell’attività di rivenditore in dropshipping in modo generico è impossibile poiché le variabili sono tante. In sede di business plan, bisogna prestare attenzione ai seguenti punti:

  • spese fiscali e di startup;
  • margini sulla vendita del singolo prodotto;
  • una stima delle spese di gestione della piattaforma (canale di vendita) e dell’eventuale staff;
  • una stima delle spese di marketing;
  • costi accessori o di altra natura.

Un consiglio di massima che possiamo dare, soprattutto se all’inizio non si è strutturati, è quello di andare a ricercare prodotti cosiddetti high ticket, che garantiscono margini più alti. Attenzione, però: prodotti di questo tipo, in generale, presuppongono anche una strategia di digital marketing più “raffinata” e spalmata nel medio-lungo periodo.

Cosa vendere in dropshipping

 

Anche cosa vendere in dropshipping è un aspetto relativo. Possiamo, tuttavia, individuare alcune nicchie interessanti:

  • tecnologia: una classica nicchia molto profittevole, ma anche affollata;
  • videogiochi: il settore dei videogame sta conoscendo una decisa crescita (dovuta anche alle restrizioni da pandemia). Si tratta sicuramente di un mercato florido;
  • fitness: i prodotti legati al fitness e alla cura del corpo sono sempre in voga (la pandemia ha fatto crescere le richieste legate alle home gym e, in generale, ad accessori e prodotti per la forma fisica e la bellezza);
  • animali: anche i prodotti per la cura degli animali domestici possono regalare soddisfazioni in termini di vendita e creazione di un business;
  • lifestyle: prodotti che consentono di distinguersi (siano essi di abbigliamento o accessori) possono rappresentare certamente un buon punto di partenza per chi voglia costruire un business basato sull’originalità (reale o percepita);
  • green: i problemi dell’inquinamento e del riscaldamento globale sono sempre più evidenti e pressanti. Nei prossimi anni, è facile intuire come i settori a stretto contatto con lo sviluppo sostenibile e le abitudini green possano conoscere una costante e decisa crescita (vedi anche l’approfondimento sul green marketing).

Conclusioni

 

Il mondo del dropshipping è ampio e variegato. Esistono imprenditori che sono riusciti a costruire business profittevoli e solidi basandosi su questo modello. Altri invece che, di fronte a margini bassi e risicati, non sono andati oltre le fasi di startup.

Abbiamo visto come la pianificazione sia un aspetto essenziale: si rivela, infatti, fondamentale prendersi del tempo per studiare settori, nicchie e prodotti, affidandosi anche a consulenti o esperti che abbiano già raggiunto risultati con questa formula.

Ovviamente non si può pianificare tutto a tavolino, l’imprenditoria è un’attività dal rischio insito e testare spesso è l’unico modo per affinare la strategia e la conseguente implementazione.

Ciò che ti consigliamo, è di progettare nel dettaglio la tua strategia di digital marketing per ottenere i risultati desiderati.

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